Loren Kramar con la sua musica racconta storie

Portavoce vibrante della scena LGBTQ+, il cantautore statunitense Loren Kramar condivide con noi “Glovemaker” il suo viaggio più personale ad oggi, svelando i dettagli intimi che rendono l’ascolto un’esperienza tanto coinvolgente quanto profonda.

Lo abbiamo intervistato:

Loren_Kremar_interview_2024

Ciao Loren, come stai?

Sto benissimo! Sono entusiasta che tutti possano finalmente sentire queste nuove canzoni.

L’album suona come un abbraccio caloroso, una risata selvaggia, ma può anche essere uno schiaffo in faccia. Perché l’hai intitolato “Glovemaker”?

Grazie mille. “Glovemaker” è diventato una sorta di codice per la mia stessa arte. Un guanto come una copertura o una maschera che segue i contorni della vita sotto di esso. Questo è un album che parla di come studiare e tracciare una vita per poi condividerla.

Hai un abellissima voce soul. Che musica ascoltavi da adolescente?

I miei artisti preferiti crescendo erano Bill Withers, Tracy Chapman, Joan Baez, Cat Stevens e Lauryn Hill.

La prima volta che ho sentito il singolo “Hollywood Blvd”, ho subito pensato a Lana Del Rey. Poi ti ho visto eseguire una sua canzone durante lo spettacolo di Eckhaus Latta. Sei fan?

Amo Lana. “Hope is a dangerous thing for a woman like me to have – but I have it” e “White Dress” sono due delle canzoni più squisitamente scritte che ho sentito da molto tempo.

Mi piace come giochi con la tua estetica. Puoi dirmi qualcosa sulla copertina del singolo “Hollywood Blvd”? È un Red Carpet in Oz?

Volevo che la copertina del singolo mostrasse una fantasia che diventa realtà; quasi in piena trasformazione. Qualcuno che nel bel mezzo del nulla porta in vita un altro mondo. Stavo guardando fotografie e costumi dell’Hollywood degli esordi come riferimento, in particolare quella di Buster Keaton.

Loren_Kremar_interview_2024
Loren Kremar “Glovermaker” (Secretly Canadian

Cosa ti attrae nei personaggi che scegli di interpretare?

Non penso a me stesso come ad un interprete di personaggi diversi; è solo un personaggio. Il mio obiettivo è sentirmi sicuro, bello e libero con qualsiasi look.

È vero che una volta un direttore creativo musicale ti ha detto: “Se ti chiedono se sei gay, semplicemente di che non lo sei – non rispondere”? Gli hai mandato la tua “I’m A Slut”?

È totalmente vero! Non lo lusingherei mandandogli nulla direttamente. Mi segue online, quindi so che sta guardando.

Mi piace come incorpori l’ironia mentre parli la verità nei tuoi testi penso a frasi come : “It’s my birthday and I wanna get fucked in the worst way”. Cosa puoi dirmi al riguardo?

Oh, cerco solo di scrivere canzoni come parlo e racconto storie, essendo sincero, scherzoso, carino, disperato, urgente – qualunque cosa sia necessaria per fare il punto!

Ti piace giocare con i vestiti, chi sono le tue icone della moda?

Ho sempre, sempre amato giocare con i vestiti. Amo i costumi, i tessuti e le parrucche. Tutto. Ci sono troppi icone della moda da nominare o anche da ricordare, ma alcuni di loro sono The Cockettes, Charlie Chaplin e Jimmy Webb, che era il manager al Trash & Vaudeville di New York.

Hai una formazione in moda e hai lavorato per Zac Posen. Ho letto che hai una vasta collezione di magliette che va da Westwood a Stephen Sprouse, e di recente hai sfilato e suonato per Eckhaus Latta a NY. Com’è il tuo rapporto con la moda oggi?

Il mio rapporto con la moda è che la guardo sempre e sono sempre pronto ad amarla

Dove ti piace andare a ballare?

Da solo a casa mia è il meglio

L’ultimo disco di cui ti sei innamorato?

L’album di Joanna Sternberg “I’ve Got Me”, è perfetto.